Cerca nel blog

martedì 26 aprile 2011

La pitina: una polpetta che richiede tempo

La pitina oggigiorno è un presidio Slow Food del Friuli Venezia Giulia.
Alla vista sembra una polpetta, da cui la sua presenza qui. Però non richiede cottura, ma soltanto tempo.

Viene prodotta nella Valtramontina, in provincia di Pordenone, ed è a base di carne di ovino e di lardo di suino. Questi ingredienti vengono lavorati a mano assieme aggiungendo anche del sale, pepe, del vino Refosco, aglio di Resia (altro presidio Slow Food) e varie piante aromatiche di montagna, data la zona.

Inizia poi la preparazione delle polpette. Sono leggermente schiacciate e passate nella farina di mais.

Poi comincia una affumicatura delicata. Sono tradizionalmente poste sotto la cappa del camino per circa una settimana e nel camino sono fruciate legni di faggio, carpine e ginepro. L'affumicatura era resa necessaria dall'assenza in montagna di budella per insaccarare la carne.


Il passo successivo è porre le pitine in un ambiente fresco e ventilato. Se dopo due settimane compaiono delle muffe bianche è buon segno. Queste vengono poi ovviamente tolte lavando la pitina con acqua ed aceto.

La pitina può essere mangiata a fettine così com'è oppure scottata in padella con aceto. La particolarità del prodotto a mia avviso richiede almeno un primo assaggio al naturale.

Per altre curiosità dal Friuli Venezia Giulia c'è la sfilza di prodotti dell'Aperitivo Friulano.

1 commento:

  1. è un prodotto buonissimo! Io lo usavo spesso al ristorante e lo proponevo come antipasto, leggermente saltato in padella con del topinambur :-)

    RispondiElimina